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A volte mi sento come una lupa che ulula alla luna. Disperata. Disperante. Una lupa che lancia verso il cielo la sua angoscia. Eppure non si arrende.

giovedì 14 novembre 2013

Con l'animo da clochard

Oggi è una giornata strana, mi gira male. Ripenso alla mia gattina Haruki, che non è più con me ormai da sei mesi e mi manca tanto. Mi piace guardare merletti di nuvole che drappeggiano l'orizzonte: fanno sembrare più grande la mia finestra, ma è solo questione di prospettiva. Qualche tempo fa ho letto di Roberto, un senza tetto di Roma, paradossalemnte "sfrattato" dal comune dal luogo che è ormai da anni la sua casa. E mi chiedo come sarebbe vivere così: senza responsabilità, senza impegni, senza progetti. Mi manca solo l'ultima delle tre cose, ma non ho ricevuto nessuna contropartita per aver scelto di assumermi le prime due. A parte forse il fatto di avere un tetto sulla testa, che non sempre , però, è garanzia di sicurezza. Qualche volta mi sembra di avvertire la presenza di una plumbea cappa che mi soffoca, una gabbia, una catena. A volte, non sempre. Non sono ingrata e neppure irresponsabile, ma terribilmente empatica, disgraziatamente empatica e oggi ho quest'animo da clochard che mi porterebbe altrove. A sbirciare lembi di esistenza inesplorata. http://roma.repubblica.it/cronaca/2013/09/19/news/trastevere_blitx_dei_vigili_smantellata_la_casa_di_roberto-66894293/

venerdì 25 ottobre 2013

Se Angela Merkel indossa la stessa giacca.

Diciamo la verità: leggere un quotidiano oggi rappresenta un'impesa titanica. Se da un lato l'offerta, oltre che cartacea, anche online, facilita la fruizione, dall'altro la qualità ed i contenuti delle notizie rendono difficoltosa la lettura. A parte il fatto, poi, che si è persa una certa ritualità, che la lettura del quotidiano implicava e che scandiva le ore della giornata. A Palermo, ricordo, c'era Il Giornale di Sicilia , al mattino, che si leggeva al bar, davanti un buon caffè, si commentava con amici e colleghi e L'Ora, che usciva la sera e richiedeva una comoda lettura in poltrona, aspettando che la cena fosse in tavola o dopo cena, insieme ai propri cari. La distinzione aveva anche una sua colorazione e collocazione politica: democristiano Il Giornale di Sicilia, nettamente di sinistra L'Ora. Adesso, avviluppati nel vortice nella corsa frenetica, del quale le nostre esistenze non potrebbero fare a meno, leggiamo rapidamente, a volte già distratti e proiettati con la mente alla cosa che ci accingiamo a fare dopo la lettura, che non è la riflessione o il relax : niente più riti, dunque, e neppure il piacere, che deriva dalla lettura di un buon articolo. Peraltro sempre più rari. Ci capita sovente di leggere articoli che non rispondono agli interrogativi del lettore, lasciandolo nel crogiuolo di insanabili dubbi; stilisticamente grossolani e arrazzonati, tanto da rendere incromprensibile il contenuto e chissà che non sia proprio quello il diabolico fine. Per non parlare dei refusi, diventati ormai sempre più frequenti e fastidiosi. Non riesco ad immaginare la frustrazione e l'amarezza di chi svolge ancora questo mestiere con passione. Discorso a parte e particolare approfondimento meriterebbe poi la questione della garanzia di pluralità. La globalizzazione spiazza anche il cronista più appassionato. Le notizie in serie , omologate, implotonate delle agenzie, vengono servite, come in un fast food: rapidamente e senza rispetto per i nostri stomaci, per quanto forti essi siano. Il linguaggio evolve è vero, ma temo che quella nel settore giornalistico sia più un'involuzione e non tanto per l'assenza di grandi firme paragonabili a quelle di qualche tempo fa, piuttosto perchè si ha la sensazione che nessuno abbia più molto da dire, e quel poco non sa bene come dirlo. Cresce parallelamente la disaffezione alla lettura e la volontà di leggere notizie che sembrano uguali a quelle di ieri, giusto con una virgola in più o in meno. E non credo sia perchè ogni giorno Angela Merkel indossa la stessa giacca, solo diversa nel colore. Che sia ancora il Grande Fratello?

lunedì 2 settembre 2013

Rieccoci

Sembra incredibile, sono già passati sei mesi dall'ultima volta che ho scritto un post su questo blog. Probabilmente avevo poco da dire, ed io sono una di quelle persone che in tali circostanze preferiscono tacere. Le sensazioni che ho provato negli utlimi sei mesi, sono nell'ordine: noia, disgusto, impotenza, rabbia, poi ancora noia e disgusto ed impotenza e rabbia. Non mi riferisco soltanto all'attuale situazione politica italiana ed internazionale. Parlo della vita, di questa triste vita, trabordante di ingiustizie, di iniquità, di fallimenti e di sofferenza. Allegria! penserete. No, amara realtà, rispondo. Ora, che volete che vi racconti? Di questo traballante Paese o di questa perduta città? Non lo farò, perchè non mi ritrovo, nè nell'uno, nè nell'altra. Per gtroppo tempo ho pensato che la soluzione fosse quella di andare via, ma oggi sono giunta alla conclusione che il luogo è prima di tutto quello dell'anima. Dove tu stai bene, sei in armonia. Ed in pace. Ovunque esso si trovi. Qui e non altrove. Adesso e non prima, nè poi.

venerdì 8 marzo 2013

Il problema siamo noi


Sono giorni cupi e tristi. Neppure un raggio di sole a rischiarare le tenebre in cui il Paese è piombato. Non la finta allegria delle tv commerciali, non l'effimero entusiasmo di una comunità che aspira al cambiamento, non la rassicurazione, che suona falsa e anche un po' allarmante, che il paese è in mano ad un pilota automatico, non le assertive, quanto inutili dichiarazioni di un'Europa che crede alla democrazia italiana ( e dunque? se ci crede va tutto bene?). Credo che tutte le persone dotate di intelligenza media, di un discreto senso critico, nonché di discernimento, oggi siano preoccupate. Gli scenari che si prospettano sono allarmanti: un Paese ingovernabile, che non riesce neppure a focalizzare i suoi veri problemi. Perchè, è vero che siamo in piena crisi recessiva e affamati di lavoro, bisognosi di servizi, drasticamente tagliati dalla decurtazione della spesa pubblica, ma nessuno dice che il vero problemi siamo noi. Noi italiani, che non riusciamo a  sentirci nazione, perchè a Verona parlano e mangiano in maniera differente che a Palermo e questo non sarebbe il peggio, se i veronesi ed i palermitani avessero voglia di scambiarsi cibi, modi di dire e di fare; noi italiani,  che continuiamo a credere alle fandonie di un puttaniere pluriprocessato e pluricondannato, che ha il solo obiettivo di salvaguardare ed incrementare il proprio patrimonio, a costo di commettere reati di ogni sorta ed abbindolando persone bisognose di speranze; noi italiani che siamo disposti a credere e a seguire il Masaniello di turno; noi italiani che non abbiamo il senso del bene comune e che per questo non sappiamo guardare al di là del nostro misero orticello, rigoglioso soltanto di insani  egoismi; noi italiani così attaccati a piccole cose, tanto da non essere capaci di alzare lo sguardo verso ampi orizzonti. Non ne faccio neppure una questione generazionale, benché noi cinquantenni siamo la spremitura ed il rimasuglio del peggio delle generazioni precedenti: disillusi ed egoisti, ben pasciuti e tecnologici, abbiamo perduto persino l'innocenza dei nostri genitori, prime vittime del consumismo.  Forse i giorni cupi e tristi, sono quello che meritiamo, perchè è quello che siamo stati in grado di costruire (o di distruggere). Noi siamo il problema e probabilmente per questo motivo non riuscimo a trovare una soluzione. Magari la soluzione è molto più vicina di quanto non si creda, tanto vicina che non occorro i cervelloni della Bocconi per trovarla. A me pare che la soluzione stia fra le righe della lettera che la collega delle due persone uccise a Perugia ha indirizzato ai giornali. Trovare il coraggio di cambiare è la premessa necessaria per realizzare tutte le riforme, tutte le iniziative, tutte le disposizioni necessarie alla salvezza del Paese. Si ritorna così alla questione del metodo, oltre che del merito. Abbiamo imparato a guardarci in cagnesco e a pensarci unici e soli con i nostri imprescindibili bisogni, tanto da non riuscire più a declinare il noi.Non ci sono più persone con cui confrontarsi e ragionare, ma avversari, nemici, rivali in una stupidfa competizione che ci vede tutti perdenti. Non ci resta che aspettare un nuovo taumaturgo o provare a ripensare  noi stessi ed noi in relazione agli altri, in maniera differente.
http://www.lastampa.it/2013/03/08/cultura/opinioni/buongiorno/il-coraggio-di-cambiare-ZJfgWZTMsW5yUWXx3aKGzN/pagina.html

giovedì 7 marzo 2013

Le critiche al M5S e la pigrizia relazionale.

Ve lo avevo detto: non sono costante. Non si tratta neppure di pigrizia, non fisica almeno. Non certo il rifuto di mettersi alla tastiera e digitare trasferendo sul blog qualche scalcagnato pensiero. E neppure si tratta di pigrizia intellettuale, giacché di pensieri, se ne affollano, ben più d'uno alla mia mente. Credo si tratti piuttosto di pigrizia comunicativa o relazionale , se preferite. Il fatto è che, a volte, mi riscopro una sorta di snobbismo intimo ed intellettuale riservato a coloro che mi pare non vogliano sentire. Insomma, il mio ragionamento è: " Perchè dovrei sforzarmi di comunicare, se il destinatario della comunicazione non è disponibile alla ricezione?". E' sbagliato, lo so, ma a volte mi scappa. Il più delle volte sono "politicamente correttissima" ed evito di infrangere le regole della democraticità-tolleranza-apertura-al-dilaogo. E mi riesce anche piuttosto bene. Ma delle altre, proprio no. Non ce la faccio. Qualche esempio. Leggo su Facebook un'accusa rivolta al M5S di scarsa coerenza per aver candidato parenti di altri candidati o di eletti alle amministrative e subito spezzo la mia fulgida lancia per spiegare che in questo caso non mi sembri si configuri il fenomeno di nepotismo, come qualcuno ipotizzava. Ancora su Facebook: "Ho deciso di fare pulizia sul mio profilo e cancellare tutti gli amici grillini: non sopporto più la loro arroganza, supponenza, incapacità di ascolto e mancanza di ironia". Rispondo: "Capisco i tuoi stati d'animo, spesso condivisi, ma non mi sentirei di sbattere la porta in faccia a nessuno" . Io che non ho mai buttato giù nemmeno il telefono. E soprattutto, aggiungerei, non lo farei mai con chi è più sfortunato. Perchè, a volerla dire tutta, tutte queste volenterose persone, hanno avuto la sfortuna di incontrare sulla loro strada un megalomane esaltato. E spero sia  solo quello. Proprio ieri leggevo dell'intervista rilasciata da Umberto Eco a Repubblica  sul grillismo: una bella e lucida analisi sui pregi e limiti del fenomeno. http://www.direttanews.it/2013/03/06/umberto-eco-sul-grillismo-non-e-democrazia-ma-aristocrazia-di-qualche-blogger/
E non vogliono sentirselo dire! A loro niente critiche, perchè sono puri, perfetti, intonsi. E non hanno rubato. Ancora. E niente satira. Ne fa le spese il buon Crozza, che di norma non ne risparmia a nessuno e non si può proprio dire da che parte stia remando. Ma ai conduttori televisivi, sì, si può ben dire che remino a favore di questo o quel partito, delegati, dunque, a sputtanarli a mezzo stampa. Ma possibile che quest'uomo non sia, di tanto in tanto, colto da qualche dubbio? Non potrebbe essere che quelle persone, benchè volenterose e desiderose di buon governo, siano incapaci, impreparate, qualcuno anche un po' cialtrone e qualcuno un po' somaro e che quindi gli sputtanamenti siano una sorta di autogol e di rivelazione che le buone intenzioni sono in realtà custodite maldestramente e anche poco coltivate? Sembrerebbe di no.
Allora sono io ad essere colta dalla pigrizia di relazione e non ho voglia di dibattere, opporre, obiettare, spiegare anche, a chi ha creato un muro. Perchè si fa così di solito: avanzi le critiche verso coloro dei quali non condividi le idee. Ma sembra che questo per il M5S non valga: le critiche mosse a loro sono solo un tentativo di diffamazione e denigrazione. E' vero:  la partecipazione è una gran cosa, come la democrazia diretta, ma per metterle in pratica bisogna aver voglia di partecipare. L'impressione è invece che gli esponenti di M5S abbiano creato una sorta di fortino inespugnabile e chi ci vuol stare bene, altrimenti..... (lo hanno più volte detto). Non mi sembra ci sia molta partecipazione in tutto questo. Allora mi chiudo anch'io verso costoro e piuttosto che sentire qualche vaga e generica invocazione di giustizia e di libertà, o peggio urla ed insulti privi di contenuti, vado a leggere Corto Maltese.

venerdì 22 febbraio 2013

Perchè no, perchè sì

Leggo stamane il bel post di Cristiano Governa sul suo blog de Il fatto quotidiano dal titolo Gli "strange days" di Beppe Grillo
 http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/22/strange-days-di-beppe-grillo/508467/ 
e appena ieri avevo letto il post di Sara
 http://dopolapioggia.wordpress.com/2013/02/15/sulla-fragilita-dellonesta/ .
Così, in questa uggiosa giornata di fine febbraio e ultimo giorno di campagna elettorale anch'io mi cimento e provo a spiegarvi con un ragionamento molto semplice chi mi convince e chi no.
  • Non mi convince Berlusconi. Non mi ha mai convinto. Perchè non mi lascio abbindolare da promesse che fanno appello agli umori del momento, a singole questioni contingenti. Non mi convincono le pirotecniche professioni di incondizionato e disinteressato amore per il popolo e per la patria (per altro più volte in passato inviate amorevolmente a quel paese) seguite da mirabolanti certezze di lunga e felice vita nel paese di bengodi. Mi insospettiscono gli innumerevoli procedimenti a carico: uno può essere vittima di un errore giudiziario una volta.. tòh! due, ma sempre sempre! E non credo neppure all'uso politico della giustizia, per quanto talvolta i magistrati facciano di tutto per indurci a credere che sia così. Mi mettono in allarme scelte che favoriscono i pochi che potranno abbondantemente lucrare su un progetto, indorando l'amara pillola del costo, rivestendo e ripulendo l'intera operazione e presentandola come un bene per la collettività ed un servizio per i cittadini. Trovo immorali provvedimenti presi solo ed unicamente per proprio interesse personale, anche a discapito del bene comune. E' un buon venditore, ma siamo certi di aver bisogno di un'azione di marketing?  E poi non mi piacciono i puttanieri.
  • Non mi convince il Movimento 5 stelle. Perchè non mi convice chi parla alla pancia delle persone e non alla testa. Diffido di chi strilla: urlano, in genere, coloro che non hanno argomenti, per farsi sentire. Se uno glia rgomenti ce li ha, non ha proprio altro modo per farsi ascoltare? Quello che ho capito è che bisogna mandare tutti a casa , ma tutti proprio tutti, senza distinzioni e senza attenzioni, stile treno da deportazione. Quello che non ho capito è il programma : sembra che dica "Vogliamo un mondo migliore, una politica fatta da gente onesta e per bene, una vita serena per tutti". Che come dichiarazione di principio è molto bella e condivisibile. Ma come programma politico è un po' miserello. Non ci spiegano nè il come, nè il quando, visto che i due anni di tempo promessi da Grillo, sembrano poco realistici. Ma soprattutto non ci spiegano chi:  e questo sinceramente è preoccupante. Mi piace Guy Fawkes, ma non so se gli affiderei il governo del mio Paese. E poi è sufficiente l'onestà per governare?  Ne dubito: mi aspetto ben altre capacità e competenze da chi mi rappresenta, oppure dovremo sorbirci ancora tanti Eraldo Isidori. Altro motivo di diffidenza è la supponenza: solo i grillini sono onesti e tutti gli altri disonesti? Solo loro hanno capito tutto e noi siamo dei perfetti imbecilli?
  • Non mi convince la Lega. Questo punto sembra persino superfluo, ma giusto per correttezza dirò che nulla potrebbe essere più lontano da me di un partito che si fonda sull'egoismo, la menzogna, l'ipocrisia e giù fino al razzismo.
  • Non mi convince Monti. A dire il vero, paradossalmente, lo rispettavo molto di più mentre ci stangava. Adesso sembra abbia imparato bene la lezione e fa il politico a tempo pieno. Ma in ogni caso incarna e rappresenta tutto ciò che ho sempre ritenuto essere un male per l'umanità: il mercato piratesco, il bussiness senza limiti, il profitto sopra ogni cosa. I ricchi che devono fare i ricchi e i poveri che devono tacere e lasciarsi governare. Oltre che pagare per tutti. Perchè come diceva Petrolini "Non hanno molto, ma sono tanti".
  • Casini e Fini. Verrebbe da scrivere "Non pervenuti". A parte certi sproloqui di Casini sull'integrità della famiglia (quale delle tante Onorevole Casini?). Non si sono visti molto.
  • Giannino. Non vorrei infierire e quindi mi limiterò a scrivere che la parola declino, mi ricorda un film con Robin Williams "Mosca a New York" di Paul Mazursky: quando il protagonista, un musicista russo in tourné a New York,  arriva per la prima volta nella città statunitense, abbagliato, ma anche affascinato dalle luci esclama:"Quanta decadenza!". Anacronistico e ipocrita.
  • Non mi convince il Pd. E anche qui mi limiterò a riportare una citazione da un film, più volte ripetuta da molti "E dilla una cosa di sinistra!" esortava Nanni Moretti all'indirizzo di D'Alema. Io amo la chiarezza: non ci si veste in maschera per andare ad un funerale. Oggi il Pd sembra un partito senza identità: un passato di sinistra, con un vestito da moderato.
  • Discorso a parte per Ingroia. Mi convincerebbe e molto. Se fosse che non amo gli integralismi di nessun genere e colore, oltre al fatto che spesso Ingroia mi è sembrato infantile e anche poco affidabile. Con una progettualità talmente alta e nobile, da scivolare inevitabilmente nel minimalismo.

  • Per ultima SeL. Croce e delizia, come una celebre aria verdiana. E' il partito che sento più vicino per idee e per progetto. Tuttavia, mi hanno lasciata perplessa alcune scelte del passato e un certo distacco dagli elettori, mantenuto nel linguaggio. Comprendo invece molto bene l'attuale scelta di far parte della coalizione: non facile, ma suppongo necessaria.
Alla fine di questa parate di stelle e non,  la conclusione è che io voterò, perchè non voglio che altri decidano per me, perchè nel bene e nel male io voglio esserci ed esprimere le mie idee, che per quanto poche e confuse, ci sono. E che purtroppo, con molti dubbi e parecchie perplessità, purtroppo non sceglierò chi mi rappresenta pienamente, ma chi mi convince più degli altri.

lupaperplessa

mercoledì 20 febbraio 2013

Vota il neurone, col neurone. (Abbasso i poveracci!)

Sono stata a lungo indecisa, dopo aver visto lo spot omofobo dei Fratelli (di altri, non miei) d'Italia, se pubblicarlo qui oppure no. Pubblicarlo, avrebbe significato per me, esporre le due facce da lemure al pubblico ludibrio, più di quanto non siano già state. Ho optato per il no, perchè ho pensato che non mi sarebbe piaciuto essere strumento di ulteriore visibilità dei due individui e perchè ho letto i commenti al video postato su youtube e ho ritenuto sufficienti quegli insulti. Tuttavia il fatto (o fattaccio) offre più di uno spunto di riflessione. In primo luogo il dilettantismo dilagante nella nostra classe politica. La Signora Meloni si è dissociata e ha definito volgare lo spot. E, sì, però stanno nel suo partito gentile signora Meloni, il che fa supporre che fino ad ora Ella abbia approvato la loro presenza, esistenza e supponenza, o che l'abbia ignorata e che altri reclutino o accettino cotanti candidati. Perchè è evidente, che per quanto i dirigenti che li hanno accolti o reclutati possano condividere le stesse posizioni omofobe, è da sciocchi non immaginare che certi atteggiamenti risultino un boomerang comunicativo di sicuro effetto. Dilettantismo, appunto. La seconda considerazione riguarda la tracotanza con cui spesso e diffusamente individui sprovvisti anche della semplice di parvenza di neurone si abbandonino a triviali manifestazioni di omofobia, razzismo, maschilismo, bullismo. D'altra parte se la massima punizione è una tirata d'orecchie...perchè no? Questo è diventato il paese di chi non paga mai per le proprie colpe, dove i responsabili non sono mai perseguiti. Non si chiede  l'applicazione della legge del taglione, eh no! A volte basterebbero persino delle scuse, un mea culpa. Danno tanta soddisfazione! Ora è vero che , come scrive Nichi Vendola su Twitter, sono dei poveracci, ma a parte la magra consolazione di poterli così apostrofare, credo piacerebbe a molti poterli anche severamente punire. Così, per rimanere in tema di parti anatomiche, decisamente più nobili e più a nord, invito a punirli votando col neurone, chi del neurone è dotato. Non certo i poveracci.